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Biometria: che cos’è e a cosa serve?
L’uso della biometria garantisce una maggiore sicurezza ai sistemi, alle transazioni e alla tutela dei dati.
Nuovi sistemi di identificazione: che cos’è la biometria?
L’uso degli strumenti di pagamento elettronico, complice la rapida diffusione della tecnologia contactless, cresce in tutto il mondo e secondo i dati di POS Hardware: Payments Innovation, Vendor Analysis & Market Forecasts 2019-2024, la ricerca targata Juniper Research, società inglese esperta nel settore comunicazioni e tecnologie innovative, entro il 2024 i POS contactless supereranno i 161 milioni unità (in crescita rispetto ai 78 milioni nel 2019), diventando di fatto quelli più utilizzati con il 94% di tutti i POS in uso.
Dall’indagine emerge che la crescita sarà in gran parte guidata dalla distribuzione di terminali POS contactless distribuiti negli Stati Uniti e dal crescente utilizzo dei pagamenti contactless in alternativa a quelli in contanti, in particolar modo nei mercati emergenti. Inoltre, la ricerca evidenzia che il valore medio per transazione crescerà da meno di 19 dollari nel 2019 a oltre 23 dollari nel 2024, grazie ai pagamenti mobili e all’aumento dell’emissione di carte contactless negli Stati Uniti.
Un altro dato particolarmente interessante è quello relativo ai terminali di pagamento biometrici che stanno guadagnando sempre più terreno nei mercati emergenti: si prevede, infatti, che i valori delle transazioni globali per i terminali dotati di biometria aumenteranno da 84 milioni di dollari nel 2019 fino a 254 milioni nel 2024 soprattutto grazie alla diffusione di questa tecnologia in paesi come India e in Cina.
Che cos’è la biometria? La parola biometria deriva dal greco bìos, cioè “vita”, e métron, che significa “conteggio” o “misura” e, secondo la definizione fornita dall’Enciclopedia Italiana Treccani, si riferisce alla “disciplina che studia le grandezze biofisiche allo scopo di identificarne i meccanismi di funzionamento, di misurarne il valore e di indurre un comportamento desiderato in specifici sistemi tecnologici”.
In altre parole, la biometria è la tecnologia che permette di identificare una persona sulla base di uno o più identificatori biometrici messi a confronto, mediante degli algoritmi e dei sensori di acquisizione dei dati in input, con i dati precedentemente raccolti e conservati nel database di un sistema.
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Cosa sono gli identificatori biometrici?
Gli identificatori biometrici, ovvero le caratteristiche distintive e misurabili utilizzate per descrivere un individuo, sono classificati come caratteristiche:
- Fisiologiche:
- Impronte digitali
- Altezza
- Peso
- Colore e dimensione dell’iride
- Retina
- Sagoma della mano
- Palmo della mano
- Vascolarizzazione
- Forma dell’orecchio
- Fisionomia del volto
- Comportamentali:
- Impronta vocale
- Scrittura grafica
- Firma
- Stile di battitura sulla tastiera
- Movimenti del corpo.
Le caratteristiche fisiologiche sono abbastanza stabili e soggette a piccole variazioni nel tempo, mentre quelle comportamentali possono essere influenzate dalla situazione psicologica dell’individuo e, quindi, devono essere aggiornate spesso nel corso del tempo.
La biometria, inoltre, stabilisce che ogni individuo ha caratteristiche:
- Universali: tutti devono averla;
- Uniche: due individui non possono averla;
- Permanenti: che non variano nel tempo;
- Collezionabili: che possono essere misurate in quantità.
Le origini del riconoscimento biometrico: breve storia della biometria
Il primo metodo d’identificazione basato su dati biometrici fu sviluppato nei laboratori del carcere di Parigi dal criminologo Alphonse Bertillon, figlio dello statistico Louis Bertillon e fratello del demografo e statistico Jacques. Nel 1870 Bertillon venne nominato fotografo di servizio presso la prefettura di Parigi, dove cominciò ad annotare tutte le caratteristiche fisiche dei detenuti: nacque così il primo laboratorio di polizia scientifica e d’identificazione dei criminali.
Il sistema di identificazione detto Sistema Bertillon, oggi conosciuto con il nome di antropometria, si diffuse rapidamente in tutta Europa e consisteva nella rilevazione delle misure fisiche del corpo di un individuo (cranio, lunghezza degli arti, lunghezza delle dita e dei piedi, lunghezza del naso, caratteristiche dell’orecchio) accompagnate da una foto segnaletica, frontale e laterale, e da accurate descrizioni annotate su una scheda detta “Osservazioni Antropometriche”.
Il Sistema Bertillon permetteva di riconoscere un soggetto nuovamente arrestato che presentava una falsa identità e, poiché il suo inventore era l’unico in grado di rilevare i dati con la dovuta precisione, Bertillo organizzò corsi di formazione per i poliziotti di Londra e Parigi. Ciononostante, i rilievi effettuati dagli agenti addestrati si rivelarono poco affidabili e con il tempo la tecnica cadde in disuso. Inoltre, la scoperta dell’impronta digitale segnò l’inizio di una nuova era nell’ambito della criminologia.
Quali sono i mercati di applicazione delle tecnologie biometriche?
Il sistema di riconoscimento biometrico è utilizzato in ambito:
- Governativo:
- Militare
- Sanità
- Giustizia
- Enti e istituzioni pubbliche
- Commerciale:
- Banche
- Trasporti
- Turismo
- Assicurazioni
- Hi-tech
- Telecomunicazioni
- Industria
Le applicazioni maggiormente in uso sono:
- Sicurezza nelle transazioni finanziarie;
- Prevenzione delle frodi;
- Protezione e tutela dell’attività bancaria via internet;
- Autenticazione degli accessi fisici in locali protetti;
- Identificazione di soggetti;
- Sicurezza negli aeroporti;
- Investigazione;
- Schedatura dei criminali;
- Identificazione e schedatura delle persone migranti.
Pagamenti digitali e Biometria: i dati biometrici più utilizzati
Con l’introduzione della Strong Customer Authentication (SCA), uno dei requisiti fondamentali della PSD2 – Payment Services Directive 2, la biometria gioca un ruolo chiave nel mondo dei pagamenti digitali: la SCA, infatti, prevede che il titolare della carta, per autenticarsi durante un processo di pagamento, utilizzi almeno due dei seguenti tre fattori:
- Qualcosa che il titolare conosce (ad esempio: un pin o una password);
- Qualcosa che il titolare possiede (ad esempio: uno smartphone o un token);
- Una caratteristica fisica univoca e specifica del titolare (ad esempio: il proprio volto o la propria impronta digitale)
Utilizzando i dati biometrici, quindi, è possibile eliminare anche le ultime barriere materiali, come carte di credito e bancomat, e autenticare le transazioni esclusivamente utilizzando gli identificatori biometrici.
Vediamo quali sono i dati biometrici maggiormente utilizzati:
- Face-ID o riconoscimento facciale: i sensori biometrici inseriti all’interno di un dispositivo, come lo smartphone, sono in grado di registrare e riconoscere i tratti del volto che contraddistinguono in maniera univoca un individuo. Come funziona il Face-ID? Il dispositivo registra i dati biometrici dell’utente e in seguito effettua il riconoscimento per fornire l’accesso al dispositivo o ai propri account. Al momento del pagamento, dopo aver inserito i dati della carta o dopo aver aperto l’e-wallet sullo smartphone, sarà sufficiente inquadrare con il dispositivo il proprio volto per abilitare la transazione;
- Touch-ID o riconoscimento dell’impronta digitale: il Touch-ID, proprio come il Face-ID, è presente nella maggior parte dei dispositivi elettronici di ultima generazione. Anche in questo caso, il funzionamento prevede una fase iniziale in cui il dispositivo registra il dato biometrico. Una volta memorizzata l’impronta digitale, l’utente dovrà semplicemente accedere all’e-wallet o inserire i dati di pagamento della carta e appoggiare il dito sul device per ultimare la transazione in sicurezza;
- Riconoscimento vocale: anche la frequenza sonora della voce è un elemento unico in grado di identificare l’utente. Il riconoscimento vocale, nonostante sia sicuro e performante come Face-ID e Touch, attualmente non è tra i dati biometrici più utilizzati per autenticare un pagamento, ma grazie alle nuove tecnologie e a sensori sempre più avanzati molto presto sarà possibile autorizzare una transazione pronunciando semplicemente una parola.