22 Agosto 2019
Pagamento con carta: perché non fissare un importo minimo?

Pagamento con carta in negozio: perché non conviene fissare un importo minimo

Pagamento con carta nel punto vendita: impostare una cifra minima non è vantaggioso come sembra

Molte attività, in particolar modo piccoli negozi, bar e ristoranti, consentono ai propri clienti di effettuare un pagamento con carta esclusivamente con spesa superiore ad una cifra minima. È conveniente impostare un importo minimo?

Il numero di pagamenti elettronici nel nostro Paese aumenta quotidianamente. Pagamenti con carta, con smartphone e wallet sono sempre più presenti all’interno di negozi e attività. L’acquisto di un terminale di pagamento POS è senza dubbio un’opportunità di business significativa per esercenti, artigiani e studi professionali.

I clienti, soprattutto quelli più giovani, sono sempre meno legati al denaro contante e preferiscono le transazioni elettroniche anche per i micro-pagamenti. In altre parole, i pagamenti con carta non riguardano più esclusivamente spese importanti, bensì anche un caffè al bar o il giornale in edicola.

Ma è sempre possibile pagare un caffè senza monetine? Purtroppo esistono ancora molte attività che preferiscono accettare i pagamenti elettronici unicamente per spese superiori ad un certo importo. Sono questi i casi in cui l’esercente definisce una spesa minima per evitare commissioni troppo elevate. Se l’importo non dovesse essere raggiunto, il pagamento non carta non potrà avvenire.

È davvero conveniente per le attività impostare un importo di spesa minimo? La risposta è no. Scopriamo perché.

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Pagamento con carta: perché gli esercenti fissano un importo minimo?

Capire perché molti esercenti impostano una cifra minima per i pagamenti con carta è semplice: per il merchant accettare i pagamenti elettronici ha un costo! L’accettazione di transazioni elettroniche con un terminale di pagamento POS, infatti, implica le seguenti spese per l’attività: costi fissi, canone mensile e costi di commissione. Le spese di commissione vengono applicate ad ogni transazione e possono essere definite in valore fisso o percentuale.

Un ristorante, per esempio, dovrà sostenere spese di commissione sia per il pagamento di una cena, sia per quello di un semplice caffè. Di conseguenza, accettare pagamenti elettronici di cifre minime potrebbe comportare una spesa di commissione troppo elevata in relazione al ricavo effettivo. Infatti, le spese di commissione applicate ai pagamenti con carta sono notevoli: per questo motivo, molti commercianti preferiscono accettare pagamenti elettronici esclusivamente se superiori ad un importo prefissato. Infatti, impostare una cifra minima per il pagamento con carta garantisce – agli occhi dell’esercente – un margine di guadagno assicurato.

Per incentivare i commercianti ad accettare i pagamenti elettronici, anche di minimo importo, la Commissione Europea ha promulgato la nuova normativa PSD2, già in vigore dal 13 Gennaio 2018. Infatti, riducendo notevolmente i costi di commissione per esercenti e commercianti, la normativa ha lo scopo primario di incentivare i pagamenti digitali (anche di piccolo importo). La PSD2 implica:

  1. Riduzione delle commissioni applicate dalle banche: 2% dell’importo per carte di debito e prepagate e 0.3% dell’importo per carte di credito;
  2. Esclusivamente per pagamenti inferiori a 5 Euro: obbligo per i prestatori di servizi di ridurre particolarmente le commissioni per tutte le tipologie di carte.

 

Micro-pagamenti con carta nel punto vendita: cosa dice la normativa?

È legale fissare un importo minimo per il pagamento con carta in negozio? In primo luogo dipende dal circuito di pagamento utilizzato. Molti circuiti, quali Visa o Mastercard, vietano l’imposizione di una cifra minima. In questo caso il cliente può pagare con carta qualsiasi tipo di importo. In altri casi invece non esistono regolamenti riguardanti l’argomento, di conseguenza l’esercente potrà decidere di accettare pagamenti esclusivamente superiori a una determinata cifra.

In ambito puramente normativo, i micro-pagamenti sono stati più volte protagonisti di dibattiti e proposte. La Legge di Stabilità 2016 ha introdotto importanti novità al fine di incentivare i pagamenti elettronici come la diminuzione dell’importo al di sotto del quale l’esercente può rifiutare la transazione con carta (da 30 a 5 Euro) e la riduzione delle commissioni e dei costi di utilizzo del terminale di pagamento. Attualmente il POS obbligatorio è ancora un tema di discussione aperto.

Come già affermato, anche la più recente direttiva europea PSD2 ha introdotto importanti novità per agevolare i micro-pagamenti elettronici. Infatti, la riduzione delle commissioni sostenute dagli esercenti è volta alla diffusione dei pagamenti con carta, wallet e smartphone anche per le minime spese quotidiane.

 

Perché impostare un importo minimo non conviene agli esercenti?

Ecco perché fissare un importo minimo non conviene:

  1. Insoddisfazione del cliente

Soprattutto per piccoli negozi e bar, fissare un importo minimo per il pagamento con carta potrebbe rivelarsi controproducente. Molti clienti potrebbero non raggiungere la spesa minima con i propri acquisti. In questo caso si troverebbero costretti a comprare qualcosa di non necessario o a uscire dal negozio per prelevare denaro contante. La soddisfazione del cliente sarebbe minima e la probabilità di non ritorno molto elevata. Al contrario, consentire transazioni elettroniche anche per spese minime (caffè, colazione, giornale, etc.) garantirebbe soddisfazione al cliente e semplicità nel pagamento.

  1. Costo dei pagamenti in contanti

Impostando un importo minimo per i pagamenti elettronici si corre il rischio di obbligare molti clienti a pagare in contanti. Tutti gli acquirenti che non raggiungono la cifra minima dovranno pagare con monete e banconote. Molti commercianti ignorano il costo che il pagamento in contanti abbia per l’attività. È provato che accettare pagamenti in contanti risulti più costoso per i commercianti che accettare transazioni elettroniche. I pagamenti in contanti implicano, infatti, misure di sicurezza e tempistiche che quelli con carta e con smartphone non richiedono.

  1. Pagamenti veloci e semplici

I pagamenti con carta, wallet e smartphone sono semplici e veloci da effettuare. Impostare un importo minimo per i pagamenti elettronici ridurrebbe notevolmente il numero di clienti che ne fa uso. Di conseguenza l’attività perderebbe l’occasione di velocizzare i micro-pagamenti in cassa e evitare le lunghe file di attesa. Grazie alla tecnologia contactless, infatti, la maggior parte dei circuiti non richiede più PIN né firma per i pagamenti elettronici di importo inferiore a 25 Euro. Di conseguenza, consentire micro-pagamenti con carta velocizzerebbe notevolmente la fase di check-out del negozio.

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