5 Agosto 2020
Smart Working e buoni pasto: quando spettano al lavoratore?

Smart Working e buoni pasto: quando spettano al lavoratore?

Smart Working e buoni pasto, tutto ciò che c’è da sapere: ecco quando spettano al lavoratore

Negli ultimi mesi, in seguito all’emergenza Covid-19, continua a crescere il numero di aziende che decide di adottare lo Smart Working come modalità operativa. Ma, nonostante il lavoro agile sia regolamentato dalla normativa, rimane poco chiara la questione Smart Working e buoni pasto: spettano a chi lavora da casa?

La diffusione dell’emergenza sanitaria Coronavirus ha portato il Governo a incentivare per gran parte delle attività l’impiego dello Smart Working – o lavoro agile – come modalità operativa predefinita al fine di arginare e contenere i contagi. Infatti, lo Smart Working non presenta alcun vincolo di luogo o di orario per svolgere l’attività operativa: in altre parole, il lavoratore è abilitato a lavorare tranquillamente da casa e da remoto.

La pratica sempre più diffusa dello Smart Working è regolarizzata e regolamentata dalla Legge n. 81 del 22 Maggio 2017. Ma, sebbene questa normativa abbia regolato le modalità di lavoro agile, esistono ancora molti aspetti poco chiari legati all’argomento: basti pensare alla questione dei buoni pasto.

Smart Working e buoni pasto: la questione è una delle più dibattute del momento. Infatti, sono molti i datori di lavoro a chiedersi se i dipendenti in Smart Working, non trovandosi nell’ambiente lavorativo abituale, abbiano comunque il diritto di ricevere i tradizionali ticket restaurant.

Scopriamo insieme cosa dice la normativa: il lavoratore ha diritto ai ticket restaurant in Smart Working?

 

Buoni pasto e Smart Working: cosa dice la normativa sui buoni pasto?

Anche l’erogazione dei buoni pasto aziendali è regolamentata da un Decreto ufficiale: stiamo parlando del D.lgs. n. 22 del 7 Giugno 2017. Secondo il Decreto in questione, per “attività di emissione di buoni pasto” si intende “L’attività finalizzata a rendere, per il tramite di esercizi convenzionati, il servizio sostitutivo di mensa aziendale”.

I buoni pasto possono essere erogati, a discrezione dell’azienda, a tutti i lavoratori dipendenti, con un rapporto di collaborazione a tempo pieno o parziale (non necessariamente subordinato), che non possono godere dell’utilizzo della mensa aziendale.

È importante ricordare che l’erogazione dei buoni pasto non è obbligatoria (a meno che non sia prevista all’interno del contratto collettivo o individuale): sarà il datore di lavoro a scegliere se fornirli ai propri dipendenti. Quindi, proprio come l’auto aziendale o il telefono aziendale, i buoni pasto costituiscono un beneficio accessorio, o fringe benefit, che non concorre alla formazione del reddito del dipendente.

Ma, all’interno della normativa riguardante i buoni pasto non è espressa alcuna specificazione in merito al caso Smart Working. Come definire se i lavoratori agili hanno diritto ai buoni pasto?

 

Buoni pasto Smart Working: cosa dice la normativa sul lavoro agile?

Come abbiamo già affermato, all’interno della Legge n. 81 del 22 Maggio 2017 che regolamenta lo Smart Working non è presente alcun riferimento specifico riguardante il tema dei buoni pasto. Ma, il comma 1 dell’Art. 20 afferma che:

“Il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda”.

Quindi, pur non essendoci alcun riferimento specifico ai buoni pasto, la normativa prevede che il trattamento economico riservato agli smart worker sia il medesimo riservato ai lavoratori operanti in sede aziendale.

 

Gli smart worker hanno diritto ai buoni pasto? La scelta è a discrezione dell’azienda

Avendo analizzato la normativa riguardante il lavoro agile e quella inerente ai buoni pasto, è evidente che non esista una regola precisa in grado di affermare se lo smart worker abbia o meno obbligatoriamente diritto ai buoni pasto.

Infatti, in genere, ogni azienda o amministrazione ha la possibilità di decidere autonomamente se concedere o meno i buoni pasto ai propri dipendenti in Smart Working. Ad eccezione dell’attuale periodo di emergenza post-Covid (nel quale per praticare Smart Working non è necessaria la presenza di un accordo specifico), è fondamentale che la decisione di concedere o meno i ticket restaurant al lavoratore sia inserita all’interno dell’accordo individuale relativo alla modalità di lavoro agile stipulato tra azienda e lavoratore.

Molte aziende decidono di erogare ugualmente i buoni pasto ai propri lavoratori in Smart Working. Infatti, lavoro agile non è necessariamente sinonimo di lavorare esclusivamente da casa: infatti, molte volte lavoro agile significa anche spostarsi in un coworking o presso un’altra sede aziendale.

In realtà sono numerose le attività che decidono di concedere i ticket restaurant ai dipendenti anche quando si parla di lavorare esclusivamente da casa. Infatti, i buoni pasto possono essere visti come un incentivo per stimolare il lavoratore a lavorare in modo ottimale anche da remoto.

Al contrario, esistono alcune aziende che preferiscono non erogare i buoni pasto agli smart worker. In questi casi il denaro risparmiato viene spesso destinato a un fondo dal quale attingere per migliorare la strumentazione di lavoro o aggiungere ulteriori benefit comuni per i lavoratori.

In questo particolare momento storico il lavoro a distanza è una delle modalità operative più adottate. Ma, per poter ottenere risultati di business vincenti anche a distanza non è fondamentale solo pianificare il lavoro da remoto. Infatti, è indispensabile organizzare anche altri settori aziendali, come quello dei pagamenti, che devono essere gestiti in modo sicuro e performante anche a distanza.

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